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Il fiume Simeto e la sua valle hanno rappresentato, nei secoli, un asse naturale di connessione tra l’entroterra e la costa orientale della Sicilia, favorendo scambi culturali, economici e la mobilità delle popolazioni. Non solo elemento geografico, ma vera e propria infrastruttura naturale, il Simeto ha favorito lo sviluppo e la continuità degli insediamenti umani, le cui prime evidenze risalgono al Neolitico e si estendono fino all’età contemporanea. Ancora oggi, la valle si configura come un paesaggio in trasformazione, dove tracce antiche convivono con nuovi modelli insediativi, produttivi e culturali.
Incastonata tra rilievi vulcanici, forre laviche e fertili pianure, la valle del Simeto si configura come un corridoio naturale strategico per la circolazione di culture, manufatti, conoscenza e simboli condivisi. Il fiume nasce nel territorio di Bronte, alle pendici nord-occidentali dell’Etna, tra i rilievi dei Nebrodi e i versanti lavici del vulcano, e attraversa paesaggi estremamente vari. Il suo corso, lungo e articolato, modella da millenni il territorio, scolpendone le forme e favorendo la creazione di una geografia complessa, caratterizzata da una ricca biodiversità, da stratificazioni storiche e da profondi significati culturali.
Il valore paesaggistico del fiume è intimamente legato alla sua dimensione mitologica. Fin dall’antichità, il Simeto è stato oggetto di narrazione e venerazione, percepito come una presenza viva, generosa e al tempo stesso imprevedibile. Associato a figure divine come Demetra, Persefone e la ninfa Simetide, ha assunto un ruolo simbolico centrale nell’immaginario collettivo. Questa visione sacra del fiume ha influenzato la collocazione di culti, santuari e necropoli, spesso sorti lungo il suo corso, in stretta connessione con il paesaggio e le sue energie.
Il rapporto tra uomo e ambiente è qui profondamente radicato: l’acqua del Simeto ha reso fertili le pianure, sostenuto l’agricoltura e la pastorizia, facilitato la nascita e la permanenza di insediamenti stabili e favorito gli scambi culturali ed economici. La valle si è così configurata come una vera e propria cerniera tra mondo naturale e costruzione culturale del paesaggio.
I siti archeologici distribuiti lungo la valle restituiscono una narrazione stratificata che attraversa le epoche, dai primi insediamenti preistorici fino alla monumentalità dell’età medievale, una relazione narrativa con il territorio.
Nel tempo, la valle ha accolto insediamenti fortificati e forme urbane complesse, che rivelano contatti con il mondo mediterraneo e livelli avanzati di organizzazione sociale. Iscrizioni e oggetti archeologici restituiscono frammenti di una memoria collettiva che attraversa culture e lingue. L’età romana è testimoniata da infrastrutture viarie e architetture pubbliche che confermano il ruolo del Simeto come arteria strategica di collegamento. Anche i ritrovamenti numismatici, con le loro raffigurazioni simboliche, narrano di relazioni culturali e scambi economici con i centri costieri più influenti.
Nel medioevo, il controllo del territorio si traduce nella costruzione di grandi strutture fortificate. Castelli e torri in pietra lavica presidiano la valle, trasformando il paesaggio naturale in un sistema articolato di difesa e potere. Alcuni di questi edifici conservano ancora oggi iscrizioni e reperti che testimoniano l’identità culturale delle comunità che li hanno abitati.
Ma leggere la storia del Simeto significa anche comprendere come il paesaggio naturale abbia dialogato nel tempo con i processi storici. Il fiume, nel suo fluire mutevole, ha modellato fisicamente la valle e condizionato le modalità di insediamento umano, determinando la collocazione di vie di transito, luoghi sacri e strutture produttive. Le sue piene e i suoi spostamenti hanno imposto adattamenti, favorito nuovi equilibri e, talvolta, segnato rotture nella continuità territoriale.
Alle trasformazioni geomorfologiche del corso d’acqua hanno spesso corrisposto cambiamenti nelle forme di organizzazione sociale, nelle strategie di sfruttamento delle risorse e nei modelli culturali delle popolazioni che abitavano le pendici dell’Etna. La natura stessa del fiume, potente e imprevedibile, ha agito come forza generativa e regolatrice, imponendo ritmi, suggerendo percorsi, influenzando la struttura stessa delle comunità.
Per questo, la lettura archeologica del territorio non può prescindere dalla sua componente naturalistica. La valle del Simeto è, a tutti gli effetti, un sistema integrato in cui paesaggio, memoria e presenza umana si riflettono e si trasformano a vicenda. In essa, la storia non è solo stratificazione di materiali, ma anche sedimentazione di relazioni tra l’uomo e l’ambiente che lo accoglie e lo sfida.
In sintesi, il lavoro svolto intende coniugare ricerca e divulgazione, offrendo una chiave di lettura integrata del fiume e della sua valle. 
Il Simeto si rivela non solo come elemento geografico, ma come filo conduttore di una lunga storia di insediamenti,paesaggi e significati culturali che ancora oggi meritano di essere conosciuti e condivisi.
Mulino della Cantera
Calanchi di Cannizola
Calanchi di Cannizola
Acquedotto Biscari
Centuripe Campagna
Oasi della Barca
Pietralunga
Ponte di Pietralunga
Ponte di Mandrapero
Ponte dei Saraceni
Museo Archeologico di Centuripe
Spiaggia di Manganelli
Casale di Placa Baiana
Placa Baiana
Ponte di Pietrarossa
Ponte dei Saraceni
Salto del Pecoraio
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Castello di Nelson
Punto di Confluenza del Simeto
Cappello del Vescovo
Poggio Cocola
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